Torrita di Siena
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Il nome di Torrita compare per la prima volta in un codice Amiatino del 1037 fù un castello fedelissimo alla Repubblica Senese e rimase fino al 1554 sotto il suo dominio, quindi passò sotto i medici. Con diploma del 27 agosto 1210, Torrita ed il suo contado, elevato in feudo, insieme ai castelli di Ripa, Fratta, Bettolle, venne concessa dall’Imperatore Ottone IV alla famiglia Cacciaconti da cui derivano quei monacheschi-pecorai, signori della Fratta, antenati di Ghino di Tacco famoso personaggio del XIII sec., ricordato dal Boccaccio nel Decamerone e da Dante nel VI canto del Purgatorio.Torrita fù castello molto importante per Siena in quanto, essendo situato ai confini della Repubblica Senese, rappresentava il suo avamposto nei confronti di Montepulciano e Perugia.
In questo stesso momento, le truppe imperiali avevano occupato Lucignano, Rigomagno, Farnetella, Asinalunga e quindi anche Torrita ormai sguarnita ed abbandonata dalla Repubblica Senese, dovette arrendersi in data 8 Giugno 1554 e venne occupata definitivamente dagli Imperiali. In questa circostanza il comandante del presidio tentò di far uscire dalla Porta a Pago, con uno stratagemma, quello che rimaneva della guarnigione di stanza nel castello, mentre l'esercito occupante era sotto il comando di Vincenzo Nobili di Montepulciano. Dell'occupazione da parte delle truppe imperiali si ha notizia anche attraverso lo stemma Mediceo, sistemato, pochi giorni dopo la resa, sulla torre comunale dalla quale venne abbattuto lo stemma del castello: il leone rampante con tre spighe. Diversi cronisti dell'epoca si occuparono della resa del castello di Torrita, sia per la posizione strategica che aveva sempre occupato nel quadro dello scacchiere difensivo senese, sia per la fertilità delle sue campagne, le quali erano considerate "il granaio di Siena", sia anche per la fedeltà sempre dimostrata nei confronti della Repubblica, tanto da essere, insieme a Montalcino, uno degli ultimi caposaldi caduti nelle mani dell'esercito imperiale.
Alcuni episodi particolari concludono l'esistenza di Torrita castello senese, parte integrante di quella Repubblica che dominò incontrastata su tutta la Maremma e su buona parte del sud della Toscana per tutto il Medioevo. Del suo passato antico e glorioso sono rimasti il borgo medievale, alcuni tratti delle mura castellane (visibili più che altro verso nord-ovest con archetti in laterizio) ed il palazzo Comunale, antico palazzo Pretorio, sede del Podestà della Comunità di Torrita risalente all'incirca al 1210-1220.
Esso era sede della Magistratura di Torrita, la quale aveva giurisdizione anche sui comuni di Guardavalle e di Ciliano, formata da un Gonfaloniere, sei Priori e 10 Consiglieri scelti fra le famiglie più importanti del castello.
Successivamente Torrita seguì le vicende di Siena sotto la dominazione medicea. In particolare Torrita e il suo territorio trassero beneficio dalle grandi opere di bonifica della Valdichiana realizzate dall'architetto Fossombroni per volontà dell'arciduca Pietro Leopoldo di Lorena nel corso del 1700. Essa determinò un notevole aumento del territorio agricolo con conseguente maggiore produzione di derrate alimentari, confermando la vocazione agricola dell'economia locale che si conservò fino alla fine del 1800.
Nel 1860 Torrita con un plebiscito, (su 1060 votanti, 1040 si dichiararono favorevoli all'annessione), entrò a far parte, seguendo le sorti di tutta la Toscana, del Regno d'Italia.
Nei primi anni del 1900 iniziò il processo di industrializzazione con l'apertura e la progressiva espansione delle miniere di lignite di Montefollonico, che determinarono una trasformazione dell'economia del territorio.
Questa attività industriale si affermò in modo più consistente nel secondo dopoguerra in seguito alla crisi della mezzadria che determinò l'abbandono delle campagne da parte di molti agricoltori che si trasformarono in imprenditori sopratutto nella lavorazione del legno.
Oggi Torrita è un centro economico abbastanza fiorente dove è presente sia un'attività agricola condotta con criteri moderni sia un'attività artigianale e industriale.
Lo sviluppo urbanistico di Torrita porta il segno di questa crescita, nel senso che l'espansione avvenuta negli anni '50 ha progredito a macchia d'olio attorno alla stazione ferroviaria e alle vie di comunicazione. Sono così sorti quartieri dotati di servizi, spazi di aggregazione e polmoni verdi. Una grande piazza si apre al centro della nuova zona residenziale con la Chiesa dedicata alla Madonna del Rosario, di stile moderno, nella quale sono da ammirare pregevoli opere artigianali, i pannelli di ceramica, le vetrate e la luminosità ricca di colore che queste diffondono. Torrita è testimonianza importante di una realtà e un'epoca caratterizzata dal passaggio dal mondo rurale a quello più complesso dell'industria.
Arte e Cultura
Situata su un colle, a 325 mt. s.l.m., Torrita é una ridente cittadina della valdichiana senese. Il centro storico di Torrita di Siena, racchiuso entro la cinta muraria risalente al XII secolo, di cui si possono ancora osservare alcune parti, offre al visitatore angoli caratteristici e opere d'arte non trascurabili.
Percorrendo i vicoli dei paese ci si sente avvolti da un alone misto di storia e di leggenda, basti pensare a Via Ghino di Tacco, Via dei Pecorai o Via della Lupa.
L'accesso dalla Porta Nova consente di giungere come prima tappa alla Piazza Matteotti, da sempre centro della vita culturale e religiosa del paese. Vi si possono infatti ammirare il Palazzo Pretorio (oggi sede del Comune) di origine duecentesca, che staglia verso l'alto la sua torre oggetto nei secoli di numerosi restauri, il Teatro Comunale e la Chiesa delle SS. Flora e Lucilla. La piazza rappresenta il punto di incrocio delle strade che conducono alle quattro porte di accesso al paese e conserva ancora al centro l'antica cisterna (o pozzo) che nei secoli passati era utilizzata per l'approvvigionamento idrico di tutto il paese.
La romanica chiesa di S. Flora e Lucilla è la più antica entro le mura del castello, risale al 1300 e conserva numerose opere d'arte, tutte degne di nota. La più importante è senz'altro la lunetta in bassorilievo “Il Sangue del Redentore" attribuita al Donatello.Inoltre si può ammirare un trittico di Taddeo di Bartolo, pittore senese dei 1300, una crocifissione datata 1444, di scuola fiorentina, una tela raffigurante la Madonna con Bambino e gli apostoli Andrea e Giovanni, opera di Benvenuto di Giovanni. La tela 1a visione del Beato Ambrogio Sansedoni", proveniente dalla chiesa della Madonna delle Fonti, è attribuita a Francesco Volpi ed è datata XVIII secolo.
Torrita di Siena, Chiesa di S.S. Flora e Lucilla, Lunetta del Donatello "Sangue del Redentore"
Proseguendo lungo la via Ottavio Maestri si incontra la chiesa di S.Croce, edificata nel 1642; è in stile barocco e conserva una tela del pittore senese Francesco Rustici detto Il Rustichino.
La Chiesa di San Martino e Costanzo è stata costruita nel 1631 a croce latina, conserva all'interno la "campana grossa" risalente al 1454.
Percorrendo la vicina via della Lupa, si può ammirare nelle giornate soleggiate una splendida vista della Valdichiana: fertile pianura, una volta palude, bonificata da Leopoldo II di Toscana ad opera dell'architetto Fossombroni. La Via della Lupa conduce alla Porta Gavina, forse la più nota delle quattro porte, sia per l’architettura che per il portone ligneo del 1200, recentemente restaurato. Si narra che quando i Fiorentini con l'ausilio delle truppe tedesche assediarono Torrita (1544), fu catturata un'anziana donna chiamata Nencia, la quale veniva obbligata ad inneggiare il Duca di Firenze; fedelissima alla Repubblica di Siena, la donna inneggiò invece alla Lupa (lo stemma di Siena) e per questo i soldati tra molestie e insulti le inchiodarono mani e piedi alla Porta Gavina, dove Nencia continuò a gridare "Lupa, Lupa" fino alla morte. In ricordo di questo eroico gesto i Torritesi hanno intitolato alla donna la Via stessa.
La Via Cesare Battisti conduce alla Porta a Pago, che si apre sul lato nord delle mura. Il suo nome deriva da “pagum”, l’antico villaggio che sorgeva sulla collina antistante, altre fonti la collegano al pagamento del dazio per l’arrivo delle merci nel paese.
Risalendo la via Dante Alighieri, si giunge di nuovo nella Piazza Matteotti, da cui, attraverso la Via Ghino di Tacco, il vicolo dei Fabbri e il vicolo dell’Ospedale, si possono ammirare angoli meno noti ma molto caratteristici, come le arcate di pregevole fattura e gli edifici che conservano il loro aspetto inalterato nel tempo.
Per uscire dalla cinta muraria si arriva alla Porta a Sole, ove probabilmente sorsero le prime case di legno abitate dalle famiglie dei soldati preposti alla difesa del castello. Davanti al visitatore si apre lo spazio denominato “Gioco del Pallone”, luogo di ritrovo per i giocatori di tamburello e teatro della festa paesana del “Palio dei Somari”.
In fondo al “Gioco” si erge nella sua purezza di forme il piccolo oratorio dedicato alla Madonna delle Nevi, costruito nel 1525 in onore di Maria, allorchè una grave pestilenza afflisse la Comunità. Sul portone d’ingresso é collocata una copia della Lunetta di Donatello, poichè originariamente l’opera era quì ospitata; all’interno si trova un affresco attribuito a Girolamo Benvenuto del Guasta, raffigurante l'Assunzione di Maria.
Lungo la strada che conduce a Sinalunga si trova la chiesa della Madonna delle Fonti, sorta nel 1665 per ricordare il prodigio verificatosi presso una fonte d'acqua che sorge nel luogo.
Imboccando poi la strada che corre tra due file di cipressi e che conduce al cimitero, troviamo la più antica Chiesa di Torrita, la Madonna dell'Olivo, anticamente dedicata a S.Costanzo, patrono del paese. Secondo alcune fonti l'edificio sarebbe stato costruito sui resti di un antico tempio dedicato a Cerere, dea delle fecondità dei campi.
Torrita di Siena ha dato i natali a diversi personaggi storici tra i quali citiamo : "Fra Jacopo da Torrita" e "Ghino di Tacco" il primo è certamente il personaggio più illustre e celebre di Torrita. Francescano, restauratore dell'arte del mosaico nel XIII secolo ed anche pittore. Viene ricordato dalla via che porta alla Collegiata e da un medaglione nella sala del Consiglio Comunale dove si trova un suo ritratto. Nella "Enciclopedia del Cristianesimo" edita nel 1947, a proposito di Fra Jacopo si legge: "Jacopo da Torrita prese il nome dal paese natale" Va ricordato per le sue opere della fine del XIII secolo ed in particolare per i mosaici mariani in Santa Maria Maggiore a Roma, dove nell'abside sono stati da lui compiuti lavori di restauro con proprie modifiche. Altre sue testimonianze sono i vari tondi dipinti nella seconda crociera della Basilica Superiore di Assisi.
Ghino di Tacco nacque a Torrita dalla famiglia Cacciaconti Monacheschi Pecorai, una delle famiglie dei grandi di Siena. Il padre Tacco assieme ai suoi due figli, Ghino e Turino, commetteva furti e rapine ed aveva anche appiccato il fuoco al castello di Torrita; fu condannato per aver ferito gravemente Jacopino da Guardavalle; Ghino fu espulso dal contado senese e si rifugiò a Radicofani, punto di collegamento tra il dominio Pontificio elo Stato di Siena. Volle poi punire il giustiziere del padre e così andò a Roma al comando di quattrocento uomini, entrò in tribunale e tagliò la testa a Benincasa di Arezzo, infilandola sulla picca; tornò quindi a Radicofani dove cominciò ad esercitare ampiamente l’ "arte della rapina”. Memorabile il trattamento riservato all'abate di Clunj, catturato mentre si recava alle acque termali di San Casciano dei Bagni per curare un mal di stomaco. L'abate venne rinchiuso e nutrito con pane e fave secche che gli guarirono prodigiosamente il male; riconoscente l'abate intercesse presso il papa Bonifacio VIII ai fini di una riconciliazione con Ghino. Il Papa si convinse e lo nominò Cavaliere di S.Giovanni e Friere dell'ospedale di Santo Spirito, titolo che annetteva una vasta commenda. Il luogo della morte è incerto, alcuni dicono Roma, Benvenuto da Imola lo vuole assassinato a Sinalunga.
Montefollonico
Il borgo di Montefollonico è posto sulla sommità di un colle tra la Valdichiana e la Val d'Orcia. Formatosi intorno all'anno mille, mostra nella sua struttura il vero motivo della sua nascita: essere una rocca fortificata in epoca medioevale. Comunque si hanno notizie di insediamenti risalenti alla preistoria e sono evidenti chiare tracce di nuclei Etruschi e Romani. Si ha notizia dei luoghi vicini a Montefollonico in vari documenti, fra cui quello del 715 che ricorda la disputa avvenuta di fronte al messo del Re Longobardo Liutprando per il possesso della Pieve di San Valentino in Casale Ursina.
Il nome di Montefollonico deriva da "follones": erano coloro che lavoravano i panni di lana. Il periodo d’oro di Montefollonico iniziò nel 1200 assumendo grande importanza strategica per la Repubblica di Siena. Seguendo le sorti del Borgo di Torrita , nel 1555 entro a far parte del Granducato di Toscana .
Nel 1600 Montefollonico si governa attraverso i propri statuti e nel 1816 fu concesso come feudo col titolo di marchesato al perugino Francesco Coppoli.
Montefollonico è circondato di mura che conservano alcuni torrioni di forma circolare, mentre la Torre del Cassero (1277) è un esempio architettonico ancora in buono stato di conservazione. L'impianto longitudinale dell'agglomerato urbano è sottolineato dalla Piazza su cui si affaccia la Pieve di S. Leonardo, una delle chiese più importanti di architettura romanica del territorio senese. L'edificio è costruito in pietra locale, di grande pregio è il portale con arco a tutto sesto strombato, con fasci di colonnette con basamento e capitelli scolpiti. L'interno, ad una sola navata, conserva opere dei secoli XII e XIV .é dotato di tre porte , Follonica, Triano e Pianello porta principale del paese nonché esempio di architettura militare del XIV secolo.
Il Palazzo Pretorio: risale al 1200 e costituiva la sede del Palazzo di Giustizia dove si radunavano i Consigli che governavano il paese.
La Chiesa della Madonna del Triano: si trova fuori dalle mura e domina dalla sua felice posizione tutta la valle sottostante (Valdichiana e Val d'Orcia), con la sua struttura in parte in pietra ed in parte in mattoni risalente al 1609.
Il Convento di "Santa Maria de Folonico", meglio conosciuto come Conventaccio, appartenne ai Monaci Benedettini, forse collegati al Monastero di S.Salvatore al Monte Amiata, che dai tempi anteriori al Mille aveva possedimenti nella zona. Dell'edificio abbaziale, che doveva avere notevoli dimensioni, rimangono resti della cripta e delle navate della Chiesa con arcate gotiche
Come arrivare a Torrita di Siena
Torrita dista circa 5 Km dal casello autostradale VALDICHIANA, quindi è consigliabile, per chi arriva da Firenze o Roma (via Autostrada del Sole A1) uscire presso il casello VALDICHIANA e proseguire per Torrita di Siena-Pienza-Montepulciano. Per chi proviene da Perugia, dalla supestrada Perugia-Bettolle, uscire presso Bettolle e seguire Torrita di Siena-Pienza-Montepulciano. Per chi provienda da Arezzo, seguire per Bettolle e da lì prendere le indicazioni per Torrita di Siena-Pienza-Montepulciano. Infine per chi proviene da Siena l'uscita consigliata della supertrada Siena-Bettolle è quella di Sinalunga, quindi proseguire per Torrita di Siena-Pienza-Montepulciano.