Torrita
di Siena
La Storia
Il
borgo di Montefollonico è posto sulla sommità di un colle tra la Valdichiana e
la Val d'Orcia. Formatosi intorno all'anno mille, mostra nella sua struttura il
vero motivo della sua nascita: essere una rocca fortificata in epoca medioevale.
Comunque si hanno notizie di insediamenti risalenti alla preistoria e sono evidenti
chiare tracce di nuclei Etruschi e Romani. Si
ha notizia dei luoghi vicini a Montefollonico in vari documenti, fra cui quello
del 715 che ricorda la disputa avvenuta di fronte al messo del Re Longobardo Liutprando
per il possesso della Pieve di San Valentino in Casale Ursina.
Il nome di
Montefollonico deriva da "follones": erano coloro che lavoravano i panni
di lana. Il periodo doro di Montefollonico iniziò nel 1200 assumendo grande
importanza strategica per la Repubblica di Siena. Seguendo le sorti del Borgo
di Torrita , nel 1555 entro a far parte del Granducato di Toscana .
Nel 1600
Montefollonico si governa attraverso i propri statuti e nel 1816 fu concesso come
feudo col titolo di marchesato al perugino Francesco Coppoli.
Montefollonico
è circondato di mura che conservano alcuni torrioni di forma circolare, mentre
la Torre del Cassero (1277) è un esempio architettonico ancora in buono stato
di conservazione. L'impianto longitudinale dell'agglomerato urbano è sottolineato
dalla Piazza su cui si affaccia la Pieve di S. Leonardo, una delle chiese più
importanti di architettura romanica del territorio senese. L'edificio è costruito
in pietra locale, di grande pregio è il portale con arco a tutto sesto strombato,
con fasci di colonnette con basamento e capitelli scolpiti. L'interno, ad una
sola navata, conserva opere dei secoli XII e XIV .é dotato di tre porte , Follonica,
Triano e Pianello porta principale del paese nonché esempio di architettura militare
del XIV secolo.
Il Palazzo Pretorio: risale al 1200 e costituiva la sede del
Palazzo di Giustizia dove si radunavano i Consigli che governavano il paese.
La Chiesa della Madonna del Triano: si trova fuori dalle mura e domina dalla sua
felice posizione tutta la valle sottostante (Valdichiana e Val d'Orcia), con la
sua struttura in parte in pietra ed in parte in mattoni risalente al 1609.
Il Convento di "Santa Maria de Folonico", meglio conosciuto come Conventaccio,
appartenne ai Monaci Benedettini, forse collegati al Monastero di S.Salvatore
al Monte Amiata, che dai tempi anteriori al Mille aveva possedimenti nella zona.
Dell'edificio abbaziale, che doveva avere notevoli dimensioni, rimangono resti
della cripta e delle navate della Chiesa con arcate gotiche
Il
nome di Torrita compare per la prima volta in un codice Amiatino del 1037 fù un
castello fedelissimo alla Repubblica Senese e rimase fino al 1554 sotto il suo
dominio, quindi passò sotto i medici.
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Stemma
di Torrita di Siena disegnato da Luigi Passerini nel 1864 in: "Le Armi dei
Municipi Toscani" |
Con
diploma del 27 agosto 1210, Torrita ed il suo contado, elevato in feudo, insieme
ai castelli di Ripa, Fratta, Bettolle, venne concessa dall’Imperatore Ottone IV
alla famiglia Cacciaconti da cui derivano quei monacheschi-pecorai, signori della
Fratta, antenati di Ghino di Tacco famoso personaggio del XIII sec., ricordato
dal Boccaccio nel Decamerone e da Dante nel VI canto del Purgatorio.
Torrita
fù castello molto importante per Siena in quanto, essendo situato ai confini della
Repubblica Senese, rappresentava il suo avamposto nei confronti di Montepulciano
e Perugia.
Nel
1260 Torrita partecipò a fianco di Siena, con 300 cavalieri tedeschi ed altri
esuli fiorentini, alla famosa battaglia di MONTEAPERTI, combattuta contro l’esercito
Guelfo di Firenze e ricordata in alcuni versi del X canto dell’Inferno di Dante.
Siena, Palazzo Comunale, Sala del
Mappamondo: Lippo Vanni "La battaglia della Valdichiana" particolare
Siena,
Palazzo Comunale, Sala del Mappamondo: Lippo Vanni "La battaglia della Valdichiana"
particolare
Nel
1288 Torrita, sebbene aiutata dai senesi e dai fiorentini subì gravi perdite in
seguito all’assedio del Vescovo di Arezzo, Guglielmo degli Uberti. Nell’anno 1322,
per aver dato asilo a Messere Deo Tolomei, nobile senese fuoriuscito, che si era
ribellato alla propria città, il Castello di Torrita venne assediato, sconfitto
e saccheggiato dai senesi.
Nel 1358 avvenne in Torrita una grande battaglia
che vide contrapposti da una parte cavalieri torritesi e senesi e dall’altra parte
le truppe perugine: inizialmente la vittoria arrise ai primi, ma dopo alcuni giorni
i perugini si riorganizzarono e costrinsero i senesi a fuggire da castello inseguendoli
fino a Siena, saccheggiando e distruggendo tutto ciò che trovavano sul loro cammino.
Successivamente, nel 1383, il castello di Torrita venne saccheggiato e totalmente
distrutto dalle armate di Baldovino da Panicale, nemico giurato di Siena.
Durante il secolo XV vi fu un periodo di relativa tranquillità e prosperità tanto
che vennero realizzati alcuni grossi interventi sulle fortificazioni, commissionati
dal governo della Repubblica senese all'Architetto Baldassarre Peruzzi (nativo,
secondo alcuni, dello stesso castello di Torrita).
Nel 1431 ancora una volta
i Torritesi, presi d'assedio, vinsero i Montepulcianesi ed i Fiorentini.
Anche
Carlo da Montone, capitano di ventura, trovandosi in Val di Chiana, venne attratto
dall'importanza strategica del colle su cui sorgeva Torrita e cercò di prenderla,
ma i castellani opposero una strenua resistenza che sconsigliò gli attacchi e
indusse gli assedianti ad una precipitosa ritirata.
Successivamente, nel 1481,
il castello di Torrita ottenne sotto le proprie mura una grande vittoria, sconfiggendo
ancora una volta una coalizione formata da fuoriusciti senesi e fiorentini, guidati
dal conte di Pitigliano che aveva il proprio campo base presso Foiano della Chiana.
Agli inizi del sec. XVI, il Signore di Siena, Messere Pandolfo Petrucci si fece
costruire una casa a Torrita, adducendo a pretesto il bisogno di riposo dopo le
fatiche del governo, ma nel castello correva voce che la vera ragione fosse quella
di tenere sotto controllo i Montepulcianesi, alle cui spalle vi erano sempre i
Fiorentini.
Più tardi i Torritesi resistettero vittoriosi a Renzo Orsini De
Ceri il quale, dopo aver attaccato la città di Chiusi, era sconfinato nei possedimenti
della Repubblica Senese; con 10.000 fanti e quattrocento cavalieri aveva intercettato
la cavalleria di Vitello Vitelli, che stava spostandosi da Torrita a Sinalunga
e cercò di entrare in Torrita, ma i castellani si opposero alle richieste dell'Orsini
il quale rinunciò all'impresa rivolgendo la sua attenzione verso Siena stessa.
Intanto il cerchio delle truppe imperiali si stringeva sempre di più intorno alla
Repubblica Senese la quale, nel 1552, inviò in Valdichiana uno dei suoi capitani
più valorosi ed esperti, Agnolo Chellocci, a cui i torritesi offrirono le chiavi
del loro castello.
L’altra grande battaglia avvenuta a Torrita fù quella condotta
vittoriosamente da Franco Orsini Comandante dell’Esercito Senese il quale, nel
1363, sconfisse alcune truppe di mercenari bretoni facendo prigioniero il loro
stesso Comandante, Nicolò di Montefeltro, Duca di Urbino.
In ricordo di questo
evento i Gonfalonieri della Repubblica Senese affidarono al pittore Lippo Vanni
l’incarico di immortalare la vittoria, affrescando una parete della Sala del Mappamondo
all’interno del Palazzo Comunale di Siena raffigurante la Valdichiana e il Castello
di Torrita.
In
questo stesso momento, le truppe imperiali avevano occupato Lucignano, Rigomagno,
Farnetella, Asinalunga e quindi anche Torrita ormai sguarnita ed abbandonata dalla
Repubblica Senese, dovette arrendersi in data 8 Giugno 1554 e venne occupata definitivamente
dagli Imperiali. In questa circostanza il comandante del presidio tentò di far
uscire dalla Porta a Pago, con uno stratagemma, quello che rimaneva della guarnigione
di stanza nel castello, mentre l'esercito occupante era sotto il comando di Vincenzo
Nobili di Montepulciano. Dell'occupazione da parte delle truppe imperiali si ha
notizia anche attraverso lo stemma Mediceo, sistemato, pochi giorni dopo la resa,
sulla torre comunale dalla quale venne abbattuto lo stemma del castello: il leone
rampante con tre spighe. Diversi cronisti dell'epoca si occuparono della resa
del castello di Torrita, sia per la posizione strategica che aveva sempre occupato
nel quadro dello scacchiere difensivo senese, sia per la fertilità delle sue campagne,
le quali erano considerate "il granaio di Siena", sia anche per la fedeltà
sempre dimostrata nei confronti della Repubblica, tanto da essere, insieme a Montalcino,
uno degli ultimi caposaldi caduti nelle mani dell'esercito imperiale.
Alcuni
episodi particolari concludono l'esistenza di Torrita castello senese, parte integrante
di quella Repubblica che dominò incontrastata su tutta la Maremma e su buona parte
del sud della Toscana per tutto il Medioevo. Del suo passato antico e glorioso
sono rimasti il borgo medievale, alcuni tratti delle mura castellane (visibili
più che altro verso nord-ovest con archetti in laterizio) ed il palazzo Comunale,
antico palazzo Pretorio, sede del Podestà della Comunità di Torrita risalente
all'incirca al 1210-1220. Esso era sede della Magistratura di Torrita, la quale
aveva giurisdizione anche sui comuni di Guardavalle e di Ciliano, formata da un
Gonfaloniere, sei Priori e 10 Consiglieri scelti fra le famiglie più importanti
del castello.
Successivamente Torrita seguì le vicende di Siena sotto la dominazione
medicea. In particolare Torrita e il suo territorio trassero beneficio dalle grandi
opere di bonifica della Valdichiana realizzate dall'architetto Fossombroni per
volontà dell'arciduca Pietro Leopoldo di Lorena nel corso del 1700. Essa determinò
un notevole aumento del territorio agricolo con conseguente maggiore produzione
di derrate alimentari, confermando la vocazione agricola dell'economia locale
che si conservò fino alla fine del 1800.
Nel 1860 Torrita con un plebiscito,
(su 1060 votanti, 1040 si dichiararono favorevoli all'annessione), entrò a far
parte, seguendo le sorti di tutta la Toscana, del Regno d'Italia.
Nei
primi anni del 1900 iniziò il processo di industrializzazione con l'apertura e
la progressiva espansione delle miniere di lignite di Montefollonico, che determinarono
una trasformazione dell'economia del territorio.
Questa attività industriale
si affermò in modo più consistente nel secondo dopoguerra in seguito alla crisi
della mezzadria che determinò l'abbandono delle campagne da parte di molti agricoltori
che si trasformarono in imprenditori sopratutto nella lavorazione del legno.
Oggi Torrita è un centro economico abbastanza fiorente dove è presente sia un'attività
agricola condotta con criteri moderni sia un'attività artigianale e industriale.
Lo sviluppo urbanistico di Torrita porta il segno di questa crescita, nel senso
che l'espansione avvenuta negli anni '50 ha progredito a macchia d'olio attorno
alla stazione ferroviaria e alle vie di comunicazione. Sono così sorti quartieri
dotati di servizi, spazi di aggregazione e polmoni verdi. Una grande piazza si
apre al centro della nuova zona residenziale con la Chiesa dedicata alla Madonna
del Rosario, di stile moderno, nella quale sono da ammirare pregevoli opere artigianali,
i pannelli di ceramica, le vetrate e la luminosità ricca di colore che queste
diffondono. Torrita è testimonianza importante di una realtà e un'epoca caratterizzata
dal passaggio dal mondo rurale a quello più complesso dell'industria.
Situata
su un colle, a 325 mt. s.l.m., Torrita é una ridente cittadina della valdichiana
senese. Il centro storico di Torrita di Siena, racchiuso entro la cinta muraria
risalente al XII secolo, di cui si possono ancora osservare alcune parti, offre
al visitatore angoli caratteristici e opere d'arte non trascurabili.
Percorrendo
i vicoli dei paese ci si sente avvolti da un alone misto di storia e di leggenda,
basti pensare a Via Ghino di Tacco, Via dei Pecorai o Via della Lupa.
L'accesso
dalla Porta Nova consente di giungere come prima tappa alla Piazza Matteotti,
da sempre centro della vita culturale e religiosa del paese. Vi si possono infatti
ammirare il Palazzo Pretorio (oggi sede del Comune) di origine duecentesca, che
staglia verso l'alto la sua torre oggetto nei secoli di numerosi restauri, il
Teatro Comunale e la Chiesa delle SS. Flora e Lucilla. La piazza rappresenta il
punto di incrocio delle strade che conducono alle quattro porte di accesso al
paese e conserva ancora al centro l'antica cisterna (o pozzo) che nei secoli passati
era utilizzata per l'approvvigionamento idrico di tutto il paese.
Accanto
al Palazzo Comunale sorge il Teatro Comunale "degli Oscuri”, nato per volontà
dell'omonima Accademia nel XVIII secolo ed all'interno del quale è visibile un
busto collocato per celebrare il cantante lirico Giulio Neri, cui Torrita ha dato
i natali nel 1909 e del quale è ancora molto vivo il ricordo tra i suoi concittadini.
La
romanica chiesa di S. Flora e Lucilla è la più antica entro le mura del castello,
risale al 1300 e conserva numerose opere d'arte, tutte degne di nota. La più importante
è senz'altro la lunetta in bassorilievo “Il Sangue del Redentore" attribuita
al Donatello.
Torrita di Siena, Chiesa di S.S.
Flora e Lucilla, Lunetta del Donatello "Sangue del Redentore"Inoltre
si può ammirare un trittico di Taddeo di Bartolo, pittore senese dei 1300, una
crocifissione datata 1444, di scuola fiorentina, una tela raffigurante la Madonna
con Bambino e gli apostoli Andrea e Giovanni, opera di Benvenuto di Giovanni.
La tela 1a visione del Beato Ambrogio Sansedoni", proveniente dalla chiesa
della
Madonna delle Fonti, è attribuita a Francesco Volpi ed è datata XVIII secolo.
Proseguendo
lungo la via Ottavio Maestri si incontra la chiesa di S.Croce, edificata nel 1642;
è in stile barocco e conserva una tela del pittore senese Francesco Rustici detto
Il Rustichino.
La
Chiesa di San Martino e Costanzo è stata costruita nel 1631 a croce latina, conserva
all'interno la "campana grossa" risalente al 1454.
Percorrendo
la vicina via della Lupa, si può ammirare nelle giornate soleggiate una splendida
vista della Valdichiana: fertile pianura, una volta palude, bonificata da Leopoldo
II di Toscana ad opera dell'architetto Fossombroni. La Via della Lupa conduce
alla Porta Gavina, forse la più nota delle quattro porte, sia per l’architettura
che per il portone ligneo del 1200, recentemente restaurato. Si narra che quando
i Fiorentini con l'ausilio delle truppe tedesche assediarono Torrita (1544), fu
catturata un'anziana donna chiamata Nencia, la quale veniva obbligata ad inneggiare
il Duca di Firenze; fedelissima alla Repubblica di Siena, la donna inneggiò invece
alla Lupa (lo stemma di Siena) e per questo i soldati tra molestie e insulti le
inchiodarono mani e piedi alla Porta Gavina, dove Nencia continuò a gridare "Lupa,
Lupa" fino alla morte. In ricordo di questo eroico gesto i Torritesi hanno intitolato
alla donna la Via stessa.
La
Via Cesare Battisti conduce alla Porta a Pago, che si apre sul lato nord delle
mura. Il suo nome deriva da “pagum”, l’antico villaggio che sorgeva sulla collina
antistante, altre fonti la collegano al pagamento del dazio per l’arrivo delle
merci nel paese.
Per
uscire dalla cinta muraria si arriva alla Porta a Sole, ove probabilmente sorsero
le prime case di legno abitate dalle famiglie dei soldati preposti alla difesa
del castello. Davanti al visitatore si apre lo spazio denominato “Gioco del Pallone”,
luogo di ritrovo per i giocatori di tamburello e teatro della festa paesana del
“Palio dei Somari”.
Risalendo
la via Dante Alighieri, si giunge di nuovo nella Piazza Matteotti, da cui, attraverso
la Via Ghino di Tacco, il vicolo dei Fabbri e il vicolo dell’Ospedale, si possono
ammirare angoli meno noti ma molto caratteristici, come le arcate di pregevole
fattura e gli edifici che conservano il loro aspetto inalterato nel tempo.
In
fondo al “Gioco” si erge nella sua purezza di forme il piccolo oratorio dedicato
alla Madonna delle Nevi, costruito nel 1525 in onore di Maria, allorchè una grave
pestilenza afflisse la Comunità. Sul portone d’ingresso é collocata una copia
della Lunetta di Donatello, poichè originariamente l’opera era quì ospitata; all’interno
si trova un affresco attribuito a Girolamo Benvenuto del Guasta, raffigurante
l'Assunzione di Maria.
Lungo
la strada che conduce a Sinalunga si trova la chiesa della Madonna delle Fonti,
sorta nel 1665 per ricordare il prodigio verificatosi presso una fonte d'acqua
che sorge nel luogo.
Imboccando
poi la strada che corre tra due file di cipressi e che conduce al cimitero, troviamo
la più antica Chiesa di Torrita, la Madonna dell'Olivo, anticamente dedicata a
S.Costanzo, patrono del paese. Secondo alcune fonti l'edificio sarebbe stato costruito
sui resti di un antico tempio dedicato a Cerere, dea delle fecondità dei campi.
Torrita
di Siena ha dato i natali a diversi personaggi storici tra i quali citiamo : "Fra
Jacopo da Torrita" e "Ghino di Tacco" il primo è certamente il
personaggio più illustre e celebre di Torrita. Francescano, restauratore dell'arte
del mosaico nel XIII secolo ed anche pittore. Viene ricordato dalla via che porta
alla Collegiata e da un medaglione nella sala del Consiglio Comunale dove si trova
un suo ritratto. Nella "Enciclopedia del Cristianesimo" edita nel 1947,
a proposito di Fra Jacopo si legge: "Jacopo da Torrita prese
il nome dal paese natale" Va ricordato per le sue opere della fine del XIII
secolo ed in particolare per i mosaici mariani in Santa Maria Maggiore a Roma,
dove nell'abside sono stati da lui compiuti lavori di restauro con proprie modifiche.
Altre sue testimonianze sono i vari tondi dipinti nella seconda crociera della
Basilica Superiore di Assisi.
Ghino
di Tacco nacque a Torrita dalla famiglia Cacciaconti Monacheschi Pecorai, una
delle famiglie dei grandi di Siena. Il padre Tacco assieme ai suoi due figli,
Ghino e Turino, commetteva furti e rapine ed aveva anche appiccato il fuoco al
castello di Torrita; fu condannato per aver ferito gravemente Jacopino da Guardavalle;
Ghino fu espulso dal contado senese e si rifugiò a Radicofani, punto di collegamento
tra il dominio Pontificio elo Stato di Siena. Volle poi punire il giustiziere
del padre e così andò a Roma al comando di quattrocento
uomini,
entrò in tribunale e tagliò la testa a Benincasa di Arezzo, infilandola sulla
picca; tornò quindi a Radicofani dove cominciò ad esercitare ampiamente l’ "arte
della rapina”. Memorabile il trattamento riservato all'abate di Clunj, catturato
mentre si recava alle acque termali di San Casciano dei Bagni per curare un mal
di stomaco. L'abate venne rinchiuso e nutrito con pane e fave secche che gli guarirono
prodigiosamente il male; riconoscente l'abate intercesse presso il papa Bonifacio
VIII ai fini di una riconciliazione con Ghino. Il Papa si convinse e lo nominò
Cavaliere di S.Giovanni e Friere dell'ospedale di Santo Spirito, titolo che annetteva
una vasta commenda. Il luogo della morte è incerto, alcuni dicono Roma, Benvenuto
da Imola lo vuole assassinato a Sinalunga.
Come
arrivare a Torrita di Siena
Torrita
dista circa 5 Km dal casello autostradale VALDICHIANA, quindi è consigliabile,
per chi arriva da Firenze o Roma (via Autostrada del Sole A1) uscire presso il
casello VALDICHIANA e proseguire per Torrita di Siena-Pienza-Montepulciano. Per
chi proviene da Perugia, dalla supestrada Perugia-Bettolle, uscire presso Bettolle
e seguire Torrita di Siena-Pienza-Montepulciano. Per chi provienda da Arezzo,
seguire per Bettolle e da lì prendere le indicazioni per Torrita di Siena-Pienza-Montepulciano.
Infine per chi proviene da Siena l'uscita consigliata della supertrada Siena-Bettolle
è quella di Sinalunga, quindi proseguire per Torrita di Siena-Pienza-Montepulciano.